
Suzuki basò il suo metodo su una grande intuizione e su una smisurata fiducia nelle potenzialità di ogni bambino. Capì che i bambini in età prescolare non sono troppo piccoli per cominciare a suonare uno strumento, ma che, anzi, sono nell’età migliore per imparare. Il loro cervello è in grado di apprendere qualunque cosa gli venga proposta, purché ciò sia fatto in maniera adeguata all’età. Le capacità di un bambino di due anni non sono quelle di uno di quattro; inoltre, ogni bambini ha i suoi personalissimi tempi di sviluppo. Tuttavia, se l‘educazione segue il percorso di crescita e sviluppo personale del bambino, questi può imparare a suonare con la stessa naturalezza con la quale impara a parlare.
Queste intuizioni, nate dall’osservazione attenta dei bambini, sono state successivamente confermate da numerose ricerche scientifiche che, tuttora, si occupano di comprendere il percorso di sviluppo del cervello a partire dalla nascita. Questi studi sostengono che gli stimoli ricevuti in età prescolare creano connessioni cerebrali non più possibili in maniera così diretta e immediata superata una determinata fascia di età. In questa prospettiva, la musica è un ottimo strumento per stimolare neurologicamente i bambini, operando modifiche permanenti nel loro sviluppo cognitivo e umano, attivando capacità specifiche che saranno loro utili anche in futuro, qualunque strada sceglieranno di seguire.